Tumore alla prostata

È la neoplasia più frequente negli uomini e, in Italia, nel 2020 si stima ci siano stati circa 36.000 nuove diagnosi. Il tumore alla prostata è più frequente negli uomini 50-69enni (22%) e negli ultra 70enni (20%) e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 92%1.
Oggi esistono diverse strategie di gestione di questo tumore: dalla sorveglianza attiva per i casi meno aggressivi (strategia di elezione in caso di tumore della prostata “indolente”, ovvero classe di rischio bassa) alla chirurgia, la radioterapia e la terapia farmacologica nei casi più avanzati2. In questo contesto si inseriscono le ricerche di precisione sulle mutazioni coinvolte nello sviluppo e nella progressione della malattia; mutazioni che possono essere ereditarie (germinali) o acquisite (somatiche). La medicina personalizzata rappresenta per il tumore della prostata uno strumento potenzialmente prezioso che oggi trova solo alcune applicazioni ma che in futuro promette di rivoluzionare la gestione di questo tumore.

Le mutazioni coinvolte

La familiarità è un fattore di rischio noto per il carcinoma della prostata: circa il 10% dei pazienti affetti da questo tumore e che hanno sviluppato almeno un altro tumore sono portatori di mutazioni germinali associate a un aumentato rischio di sviluppare malattia oncologica3. Anche la dieta e lo stile di vita sono elementi che influenzano la comparsa e l’evoluzione del tumore prostatico. In particolare una dieta ricca di proteine e grassi animali sembra favorire la crescita della neoplasia. La carenza di vitamina D va corretta dopo i 50 anni anche per la sua implicazione nell’efficacia del sistema immunitario. A livello globale circa il 12% dei pazienti con la forma metastatica è portatore di mutazioni a carico di almeno uno dei 16 geni coinvolti nel riparo del DNA, più frequentemente a livello del gene BRCA2. La frequenza di queste mutazioni sembra essere progressivamente maggiore in funzione dello stadio e della fase di evoluzione della malattia. Peraltro le mutazioni a carico di BRCA2 e, in minor misura, di BRCA1 implicano un aumentato rischio di sviluppare un cancro della prostata4.

Altre mutazioni, anche somatiche, sono state individuate e legate a una maggiore suscettibilità a questo tipo di tumore, tuttavia i dati relativi a come usare al meglio queste informazioni nella pratica clinica non sono ancora maturi. Mentre lo screening genetico può avere qualche rilevanza in pazienti con familiarità, perché può indicare l’utilità di seguire queste persone e monitorare il loro stato di salute, e PSA in particolare dopo i 40 anni in portatori di mutazione BRCA2, nei pazienti già affetti da cancro e in particolare in quanti sviluppano una malattia resistente alla castrazione, lo screening per eventuali mutazioni, sia germinali sia somatiche, può avere una qualche utilità nell’indirizzare le scelte terapeutiche5, inclusa la scelta di una terapia con gli inibitori della polimerasi (PARP inibitori) o dell’immunoterapia6.

La presa in carico

La personalizzazione della cura va però oltre la conoscenza approfondita delle caratteristiche genetiche e molecolari del tumore, guarda alla persona. Nel caso del tumore della prostata il paziente è chiamato a fare delle scelte sulle diverse opzioni terapeutiche: a parità di condizioni prognostiche, i pro e i contro della chirurgia, per esempio, devono essere discussi in maniera chiara con il proprio medico. Ogni persona è diversa, in particolare per l’età di insorgenza, e ha desideri e aspettative differenti che devono essere prese nella giusta considerazione. Fin dalla diagnosi, quindi, è necessaria una personalizzazione della presa in carico che coinvolga diversi professionisti, come lo psicologo, l’andrologo oltre all’urologo. Disturbi della sfera sessuale e incontinenza urinaria possono infatti svilupparsi a seguito della chirurgia o importanti effetti collaterali a causa del trattamento con i farmaci: il paziente deve essere seguito e indirizzato in questo senso durante tutto il suo percorso di cura7.
L’approccio multidisciplinare e multiprofessionale favorisce la gestione ottimale dei pazienti con tumore alla prostata e la Prostate Cancer Unit rappresenta il miglior contesto gestionale e organizzativo affinché Urologo, Oncologo Radioterapista e Oncologo Medico cooperino efficacemente con le altre figure professionali coinvolte nei processi di diagnosi e cura del paziente con tumore della prostata.

1. AIOM-AIRTUM, I numeri del cancro 2020

2. Malik A. et al, A New Era of Prostate Cancer Precision Medicine, Frontiers in Oncology, 9:1263

3. AIOM, Linee guida Carcinoma della prostata 2019

4. AIOM, Linee guida Carcinoma della prostata 2019

5. AIOM, Linee guida Carcinoma della prostata 2019

6. Mateo J. Et al, Accelerating precision medicine in metastatic prostate cancer, Nature Cancer, vol 1, novembre 2020, 1041-1063

7. https://www.europauomo.it/vita-dopo-cura-tumore-alla-prostata/1-246-1-

La medicina personalizzata