Si conclude in Regione Lazio il Progetto APMP & Regioni – Percorso regionale per l’implementazione della medicina di precisione nei territori italiani.
Al tavolo di lavoro a Roma, si sono riuniti importanti attori chiave del Sistema Salute nell’ambito della medicina di precisione in oncologia, quali clinici dei principali Centri di eccellenza della Regione, referenti del Management Sanitario e rappresentanti regionali delle Associazioni Pazienti del gruppo APMP (La Lampada di Aladino ETS e Fondazione IncontraDonna). I partecipanti all’incontro hanno discusso riguardo ciò che è stato fatto in Regione e ciò che potrà essere implementato e migliorato, grazie anche al contributo fondamentale delle Associazioni Pazienti nell’ambito della medicina di precisione in oncologia.
Il confronto ha avuto inizio con un dibattito circa il fondo nazionale per i pannelli NGS e l’organizzazione della Rete dei Centri NGS. In Regione sono stati individuati quattro Centri per l’esecuzione dei test NGS, i quali potranno, quindi, ricevere il rimborso della spesa relativa ai test di genomica molecolare. Nonostante siano stati scelti solo quattro Centri, la Regione presenta molte eccellenze, sia pubbliche che private accreditate, le quali gestiscono l’esecuzione di importanti volumi di test NGS, soprattutto per l’adenocarcinoma non squamoso metastatico del polmone.
“Recentemente la Regione Lazio ha definito una rete di laboratori pubblici come Centri NGS, senza tener conto della medicina convenzionata. Ci si auspica che nel prossimo futuro questa rete di ospedali pubblici non sia altro che un nucleo di partenza che poi possa permettere di mettere in rete tutta la sanità laziale con una regolamentazione che dia la possibilità ai pazienti di ricevere il test e le cure nell’ospedale presso cui hanno deciso di essere presi in carico”.
Prof. Giuseppe Perrone, Direttore UOC Anatomia Patologica – Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, Roma
È fondamentale che la Regione provveda quanto prima ad aggiornare il tariffario regionale per procedere con la rendicontazione economica dei test NGS, in modo che i Centri identificati abbiano accesso ai fondi nazionali allocati alla Regione Lazio, con la necessità di definire una impostazione metodologica che tenga in considerazione il tema della sostenibilità.
È emersa, inoltre, la necessità di erogare dei percorsi di formazione ai clinici per l’appropriatezza prescrittiva dell’esame NGS, in modo da garantire un elevato livello di assistenza e un approccio diagnostico corretto in tutta la Regione, con l’obiettivo di allineare tutti i medici oncologi circa l’adeguata prescrizione del test rispetto al modello mutazionale e a quello istologico e il relativo impatto rispetto alla diagnostica con test NGS.
La Rete laboratoristica in Lazio potrebbe essere ancora più efficiente, qualora venisse implementata una centralizzazione tramite un organismo di coordinamento, quale la Rete Oncologica Regionale, definita con il modello di Comprehensive Cancer Care Network, il cui obiettivo è valorizzare il ruolo centrale dell’alta specializzazione, che però non risulta essere ancora effettivamente operativa. Difatti, uno degli argomenti principali del confronto è stato la gestione del percorso del paziente, dalla diagnosi fino alla terapia e il follow-up, sottolineando l’importanza e la necessità di avere un modello che indirizzi il paziente al centro più vicino e idoneo alle sue esigenze cliniche, semplificando la sua presa in carico. È necessaria la costruzione di una rete che favorisca un accesso alle cure sempre più equo, sistematico e rapido, grazie anche al contributo delle Associazioni Pazienti, il cui punto di vista valorizza alcuni aspetti della gestione della malattia, primo tra tutti, quello delle tempistiche.
Occorre che a livello regionale venga strutturato un percorso sostenibile, efficiente ed efficace, che permetta una diagnosi accurata nel più breve tempo possibile, fornendo le informazioni necessarie per indirizzare tempestivamente il paziente verso il trattamento più efficace. A tal proposito, è fondamentale che si crei un sistema logistico ben coordinato che si basi sullo spostamento dei campioni e dei dati clinici e non del paziente stesso: questo cambiamento andrà a giovare al paziente dal punto di vista dei costi sostenuti e dello stress fisico, ma anche alla Regione, in quanto andrebbe a velocizzare i processi di lettura dell’esame e di risposta al referto clinico tramite l’innovazione tecnologica che, con la creazione di piattaforme di data sharing, permetterebbe di generare risposte dei referti condivisi e di favorire una interconnessione tra patologi e oncologi all’interno della stessa Regione e/o sul territorio nazionale.
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“È fondamentale istituire una modalità per poter avere accesso ad una aggregazione di dati che possa permettere di far capire l’impatto clinico dei test NGS e dei MTB, così come identificare e istituire una rete di Centri di anatomia patologica qualificati per l’attività diagnostica di esecuzione dei test NGS. In futuro sarà sempre più importante la biopsia liquida come strumento per le anatomie patologiche per diagnosticare in maniera esatta la malattia in fase avanzata”.
Prof. Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico – IRCCS Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Roma
Il dibattito è proseguito sul tema dei Molecular Tumor Board (MTB) aziendali presenti sul territorio laziale e sulla futura istituzionalizzazione del MTB regionale. In Regione sono presenti diversi MTB aziendali, sia in strutture pubbliche che private accreditate, i quali hanno una valenza consultiva, sia interna alla stessa azienda che esterna verso altri Centri che ne richiedono il parere e portano a miglioramenti in termini efficienza clinica, forniscono indicazioni rispetto all’utilizzo del test NGS circa la target population, il numero e la tipologia di geni da indagare. Alla luce di quanto riportato nel D.M. Salute del 30.05.23, pubblicato in G.U il 16.08.2023, dovrà essere istituito nei prossimi mesi un MTB regionale che potrà avere un ruolo di governance e di coordinamento dei MTB aziendali già consolidati e pienamente operativi, che quindi sia esente da competenze tecniche mediche, ma che si occupi della gestione logistica-organizzativa della presa in carico del paziente oncologico.
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“Nell’innovatività del modello mutazionale, il Molecular Tumor Board ha la necessità di valutare un numero elevatissimo di geni per riuscire a cogliere il panorama dei meccanismi di controllo della crescita neoplastica di un tumore che non risponde più alla prima o al massimo alla seconda linea di terapia. È importante che il nostro Paese abbia a disposizione una piattaforma che sia in grado di garantire, attraverso l’acquisizione di miliardi di dati clinici, le migliori opportunità di cura”.
Prof. Paolo Marchetti, Direttore Scientifico – IDI IRCCS Istituto Dermopatico dell’Immacolata, Roma e Presidente FMP
Infine, durante il confronto, è emersa a gran voce l’importanza del ruolo che ricoprono le Associazioni Pazienti, le quali hanno partecipato attivamente alla discussione e, insieme ai clinici, hanno evidenziato quanto sia fondamentale la loro presenza ai tavoli di lavoro istituzionali all’interno degli organismi di governance per dare valore all’esperienza del paziente e del suo caregiver nella costruzione di percorsi precisi e personalizzati per i pazienti.
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“Il compito fondamentale delle Associazioni Pazienti è di sostenere i pazienti, ma, partendo dal presupposto che uniti si vince, si può raggiungere lo scopo di garantire un equo ed uniforme accesso alla medicina di precisione su tutto il territorio nazionale, in modo che anche i pazienti lontani dai Centri urbani abbiano le stesse possibilità. Nello stesso modo in cui ad esempio le Associazioni Pazienti hanno ottenuto che si riconoscesse legislativamente la figura del caregiver familiare, colui che si prende cura di un parente disabile”.
Dott.ssa Antonella Iadanza, Membro CDA – Fondazione IncontraDonna
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Da questo tavolo di confronto è emerso quanto la Regione Lazio, seppure con molti aspetti da implementare e rafforzare, abbia numerose figure professionali di altissimo livello che si impegnano a collaborare e a trasmettere le loro competenze per raggiungere obiettivi comuni nell’ambito dell’oncologia mutazionale, per i quali avranno bisogno di un forte supporto da parte delle Istituzioni regionali al fine di concretizzare le loro idee e strategie.
Si è così concluso un percorso che segna l’inizio di un nuovo approccio alla medicina di precisione in oncologia sul territorio italiano, che possa essere consolidata ed implementata sul territorio nazionale in maniera corretta ed affine. È strettamente necessario che le realtà sanitarie regionali italiane abbiano un approccio alla medicina di precisione quanto più possibile omogeneo, per consentire ai pazienti di avere un accesso equo in tutta la penisola, senza distinzioni tra le varie Regioni, le quali seppur frammentate, hanno un grande potenziale grazie alla presenza di figure d’eccellenza che si impegnano affinché il cambiamento sia attuato.
“Lavorare insieme per vincere le sfide future!”
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